Comprendere come funziona la pensione minima è fondamentale per chi si avvicina all’età pensionabile con una carriera lavorativa discontinua o con retribuzioni basse. In Italia, esiste infatti un meccanismo che consente di integrare gli assegni pensionistici al di sotto di una soglia minima stabilita annualmente, offrendo un supporto economico a chi ha versato contributi ma percepirebbe una pensione troppo bassa per vivere dignitosamente.
In questo approfondimento vedremo cos'è la pensione minima, chi può beneficiarne, quali sono i requisiti da rispettare, a quanto ammonta nel 2025 e quali strumenti alternativi sono disponibili per chi non ha mai lavorato o non ha maturato i contributi necessari.
Cos'è la pensione minima
La pensione minima è un trattamento economico previsto per garantire un reddito di base ai pensionati che, pur avendo maturato i requisiti contributivi e anagrafici per andare in pensione, percepirebbero un assegno mensile troppo basso rispetto alla soglia stabilita dalla legge.
Si tratta quindi di un’integrazione al minimo, che ha l’obiettivo di garantire un livello minimo di sussistenza a chi ha versato contributi per anni ma in misura insufficiente.
A differenza di altre prestazioni assistenziali, la pensione minima non è concessa automaticamente: occorrono determinati requisiti, sia di contribuzione che reddituali.
A quanto ammonta la pensione minima nel 2025?
Per il 2025, la pensione minima per lavoratori dipendenti e autonomi è stata rivalutata in base all’inflazione e fissata a 603,40 euro mensili, secondo quanto comunicato dall’INPS. Si tratta di un importo aggiornato rispetto al 2024, a cui possono aggiungersi aumenti temporanei o strutturali, come previsto dalla Legge di Bilancio 2025 o da eventuali misure di sostegno aggiuntive.
Attenzione: non tutti i pensionati che percepiscono un assegno basso hanno diritto alla pensione minima. Come anticipato, occorre rispettare requisiti anagrafici e reddituali precisi.
Chi ha diritto alla pensione minima?
L’integrazione al minimo della pensione può essere concessa a chi:
- è titolare di una pensione diretta (vecchiaia, anticipata o di invalidità);
- ha versato contributi previdenziali in misura tale da aver maturato il diritto a una pensione, anche se l’importo risulta inferiore al minimo stabilito per legge;
- ha redditi personali e/o familiari inferiori ai limiti stabiliti annualmente dalla normativa;
- è residente in Italia.
Non ne hanno diritto, ad esempio, coloro che risiedono stabilmente all’estero o che superano determinati limiti di reddito complessivo (che variano in base alla tipologia di pensione e alla composizione del nucleo familiare).
Requisiti reddituali per l’integrazione
Per il 2025, i limiti di reddito per accedere all’integrazione al minimo sono i seguenti:
- reddito personale non superiore a 8.016,71 € annui;
- reddito coniugale (se sposati) non superiore a 31.376,80 € annui.
Se i redditi superano queste soglie, la pensione non viene integrata. Se i redditi sono inferiori solo in parte, l'integrazione viene riconosciuta in misura parziale.
Quanti anni di contributi servono per avere la pensione minima?
In generale, per accedere alla pensione minima è necessario aver maturato il diritto a una pensione con almeno 20 anni di contributi (1.040 settimane). Tuttavia, esistono eccezioni per:
- pensione di vecchiaia contributiva (minimo 5 anni di contributi, ma solo con 71 anni d’età e particolari condizioni);
- percorsi di pensione anticipata (ad esempio, quota 103 o altri strumenti previsti dalle leggi in vigore).
Per approfondire l’età pensionabile e le relative possibilità, puoi consultare il nostro contenuto dedicato: A che età si va in pensione.
Esistono pensioni minime per chi non ha mai lavorato?
Chi non ha mai lavorato o non ha versato contributi non ha diritto alla pensione minima ma può richiedere prestazioni assistenziali come l’Assegno sociale INPS, concesso a chi ha più di 67 anni e reddito basso. Questi strumenti non dipendono da un rapporto contributivo, ma solo dalla condizione economica del richiedente.
Tipologie di pensione minima
Le pensioni minime possono derivare da diversi tipi di trattamenti pensionistici:
- pensione di vecchiaia: per chi ha raggiunto l’età pensionabile e i requisiti minimi di contribuzione;
- pensione anticipata: per chi ha raggiunto i requisiti contributivi prima dell’età prevista;
- pensione di invalidità: in caso di riconoscimento dell’inabilità al lavoro;
- pensione ai superstiti: può anch’essa essere integrata al minimo se sottosoglia.
Aumento pensioni minime 2025: cosa sappiamo
La Legge di Bilancio 2025 ha previsto un aumento strutturale per le pensioni minime, finalizzato a tutelare i pensionati con redditi bassi, soprattutto in un contesto di inflazione elevata. Gli aumenti possono assumere la forma di:
- incrementi dell’importo minimo;
- integrazioni temporanee (bonus, una tantum);
- rivalutazioni annuali più generose.
Si prevede che il trend continuerà anche nel 2026, con un possibile innalzamento della soglia minima mensile.
Pensione minima e cumulo con altri redditi
Il diritto all’integrazione al minimo viene meno in presenza di altri redditi (es. rendite da affitti, redditi da lavoro, pensione del coniuge) che superano i limiti stabiliti. In caso di superamento parziale dei limiti, l’integrazione può essere proporzionale.
In conclusione, la pensione minima rappresenta un’importante misura di protezione sociale per i lavoratori che, a fine carriera, non raggiungono un assegno sufficiente a garantire un’esistenza dignitosa.
Tuttavia, per beneficiarne, è necessario rispettare requisiti specifici, sia contributivi che reddituali. Tenersi informati su rivalutazioni annuali, modifiche legislative e misure integrative può fare la differenza nella pianificazione del proprio futuro previdenziale.
Domande frequenti sulla pensione minima
Qual è la pensione minima nel 2025?
Nel 2025, l’importo della pensione minima è pari a circa 603,40 euro mensili per tredici mensilità.
Chi ha diritto alla pensione minima?
Ne hanno diritto i pensionati con una pensione diretta (vecchiaia, anticipata, invalidità) e con redditi inferiori ai limiti previsti.
Quanti anni di contributi servono per ottenere una pensione minima?
In genere, servono almeno 20 anni di contributi per accedere alla pensione con integrazione al minimo. In alcuni casi, bastano 5 anni (ma con 71 anni d’età e condizioni specifiche).
Chi non ha mai lavorato ha diritto a una pensione minima?
No, ma può accedere ad altre forme di sostegno economico come l’assegno sociale INPS, se in possesso dei requisiti di reddito e residenza.
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