Gli ultimi dati sulle grandi dimissioni in Italia si riferiscono ai primi nove mesi del 2022: 1,6 milioni di persone hanno lasciato volontariamente il posto di lavoro tra gennaio e settembre dello scorso anno. L’incremento, rispetto allo stesso periodo del 2018, è stato di oltre il 22%. Il fenomeno, nato negli Stati Uniti e poi diffusosi nel resto dell’Occidente, è stato ribattezzato “Great Resignation”.

Dimissioni volontarie in Italia: le cause della Great Resignation

Dopo la scadenza dei contratti a termine, le dimissioni volontarie rappresentano la prima causa di cessazione dei rapporti lavorativi.

Ma cosa spinge i dipendenti a lasciare il lavoro, seppure in tempo di incertezza economica?

  • Stipendio insufficiente;
  • impossibilità di avanzare nella carriera: i lavoratori vogliono imparare, migliorare e crescere. Se non possono farlo all’interno dell’azienda attuale, cercheranno altrove quell’opportunità;
  • scarso senso di appartenenza: i dipendenti che si sentono esclusi sono meno motivati e produttivi, fino a scegliere di licenziarsi;
  • flessibilità insufficiente: la pandemia, introducendo lo Smart Working intensivo, ha introdotto la flessibilità. I dipendenti che non hanno potuto mantenere tale modalità di lavoro post pandemia tendono a sentirsi meno soddisfatti;
  • scarso equilibrio tra lavoro e vita privata: orari di lavoro rigidi e prolungati contribuiscono al turnover. Analogamente alla flessibilità, i dipendenti vogliono poter raggiungere l’armonia tra vita lavorativa e tempo libero;
  • burnout (sindrome legata allo stress lavoro-correlato);
  • cattivo management: si sente spesso dire che i dipendenti lasciano i manager, non le aziende, ad indicare che il più delle volte un dipendente si licenzia a causa del suo capo. Una cattiva gestione può infatti avere effetti negativi sulla forza lavoro, spingendo i dipendenti a cercare nuove opportunità;
  • rivalutazione delle proprie priorità e individuazione di ruoli più in linea con le necessità personali;
  • problemi di cultura aziendale: quando i dipendenti sposano la cultura aziendale, si sentono più coinvolti e si “affezionano” all’organizzazione.

Grandi dimissioni in Italia: il nuovo fenomeno è la recessione dei talenti

Il Covid-19 ha cambiato, inesorabilmente e in via definitiva, il mondo del lavoro. Dopo la Great Resignation, un altro fenomeno si è fatto strada: la cosiddetta “recessione dei talenti”.

Le imprese che non si adattano alle nuove esigenze lavorative, che non capiscono il bisogno di flessibilità dei lavoratori e la loro esigenza di conciliare al meglio vita professionale e privata, rischiano di perdere i talenti migliori. Tale condizione ha un impatto sulla produttività dell’organizzazione, sul suo volume di vendita e di affari, senza contare il tempo e il denaro che l’assunzione di nuove figure richiede.

La soluzione? Mettere in atto strategie per trattenere i talenti. È questo il primo rimedio alle grandi dimissioni in Italia. Le organizzazioni sono chiamate a creare ambienti di lavoro positivi, ad aggiungere benefit per i dipendenti, a concedere loro una maggiore flessibilità. Al contrario, non ascoltare e non collaborare con i lavoratori, e non concedere loro una forma di lavoro ibrida (che alterni la presenza in sede al lavoro da casa), aumenta il numero dei licenziamenti.

Tecnologie e luoghi di lavoro

Per accogliere il cambiamento, e per soddisfare le nuove esigenze lavorative, le aziende sono chiamate a investire in nuove modalità di lavoro.

Il lavoro ibrido (in presenza e da casa), ad esempio, richiede una riprogettazione degli spazi di lavoro così come l’acquisto di tecnologie adatte. La mancanza di strumenti adeguati al Remote Working causa frustrazione e senso di isolamento, diminuendo la produttività. Da qui, l’esigenza di dotare i dipendenti di smartphone, pc e tablet performanti, studiando un flusso comunicativo che tenga conto delle diverse modalità di lavoro. I luoghi di lavoro saranno sempre più diversificati e virtuali, dunque, nelle grandi aziende come nelle PMI: è questa la nuova dimensione lavorativa post-pandemia.

Infine, per evitare il turnover sul luogo di lavoro, le aziende posso farsi supportare anche dai servizi di Permanent Placement di Adecco. I nostri servizi di “collocamento permanente” prevedono la ricerca e selezione di candidati specializzati e qualificati così da fornire alle imprese nuove posizioni lavorative a lungo termine.

 

 

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